Cnog, no a misure finalizzate a limitare la libertà di informazione
La riforma della normativa sulla diffamazione non può e non deve trasformarsi in una limitazione del diritto dei cittadini di essere correttamente e completamente informati: sanzioni amministrative sproporzionate, come quelle proposte, hanno un effetto intimidatorio, con la conseguenza di una concreta limitazione della libertà di espressione, di cronaca e di critica.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito nella seduta del 16 maggio 2024, ribadisce in un documento approvato con un solo voto contrario, la preoccupazione in relazione al testo in discussione di fronte alla Commissione Giustizia del Senato: non basta eliminare il carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa, come deciso tre anni fa dalla Corte costituzionale e chiesto dalle istituzioni europee, se vengono pesantemente aumentate le sanzioni economiche, che colpiscono soprattutto i giornalisti meno garantiti.
Il Cnog – si legge nel documento- invita il legislatore a rendere obbligatoria la richiesta di rettifica prima di presentare querela facendo divenire improcedibile l’eventuale giudizio penale o civile in caso di pubblicazione della rettifica, che sia fondata. Chiede di introdurre una norma specifica a difesa dei giornalisti contro le azioni avviate con finalità pretestuose o intimidatorie, le cosiddette “querele bavaglio”.
Il Cnog sollecita la riforma del decreto 188/2021 sulla presunzione d’innocenza (riforma Cartabia), la cui applicazione, immotivatamente restrittiva, si sta trasformando in una forte limitazione alla possibilità dei cittadini di conoscere le notizie di cronaca nera e giudiziaria.
Preoccupazione viene espressa anche in merito all’inaccettabile automatismo introdotto dall’art. 41 del decreto 150/2022 (diritto all’oblio), che impone la deindicizzazione e preclude l’indicizzazione di notizie riguardanti persone sottoposte a procedimenti penali conclusi con assoluzione o provvedimento di archiviazione.
Il Cnog invita il legislatore nazionale ad attuare ai principi sanciti dall’European Media Freedom Act (EMFA) per garantire l’autonomia e la qualità del lavoro giornalistico, la trasparenza degli assetti editoriali nei media e la netta separazione della governance del servizio pubblico radiotelevisivo dal potere esecutivo, elementi fondamentali per assicurare il diritto all’informazione, che non è prerogativa dei giornalisti ma di tutti i cittadini, come sottolineato anche da organismi internazionali, tra cui il Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response (Mfrr), in missione in questi giorni a Roma.
Il Consiglio nazionale sottolinea che il futuro dell’informazione professionale può essere garantito solo da un giornalismo di qualità al fine di marcare la differenza nel contesto della rivoluzione digitale in atto.