Presunzione di innocenza: al circolo della stampa un dibattito a più voci


Con la nuova legge sulla presunzione d’innocenza, l’Italia ha recepito una direttiva Ue del 2016 volta a tutelare la persona sottoposta a procedimento giudiziario dal rischio di vedersi condannata dai media e dall’opinione pubblica prima della sentenza definitiva. Tecnicamente è il Decreto Legislativo 188/2021. Una legge che tutela un principio sacrosanto ma che apre problemi reali. Al tema, l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha dedicato l’incontro di formazione Presunzione di innocenza, tra diritto di cronaca e diritti delle persone, che giovedì 28 aprile 2022 ha visto a confronto a Palazzo Ceriana-Mayneri il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Stefano Tallia, il procuratore generale presso la Corte di Appello di Torino Francesco Saluzzo e l’avvocato Claudio Strata in rappresentanza dell’ordine forense torinese. Un dibattito sicuramente aperto e destinato a ulteriori sviluppi. «Per legge ognuno è innocente fino a sentenza definitiva», ha ricordato Tallia. «Troppo spesso, e anche per nostra responsabilità, un avviso di garanzia è equivalso a una sentenza anticipata di colpevolezza. Sotto quest’aspetto arriviamo da anni poco felici e con troppe esagerazioni. La nuova legge rischia però di condizionare l’esercizio della professione, impedendo a tanti cronisti l’accesso a informazioni anche banali, limitando il diritto di cronaca e soprattutto il diritto della collettività a formarsi una propria opinione. Dobbiamo trovare un punto d’incontro, consapevoli della nostra grande responsabilità nel diffondere e mediare le notizie». Per effetto della nuova legge, Procure e polizia giudiziaria ora possono comunicare solo per iscritto attraverso comunicati stampa. Altre forme di rapporti con i giornalisti come le conferenze stampa vanno richieste e motivate al Procuratore generale competente. Saluzzo: «Prepariamoci a un drastico ridimensionamento delle informazioni in uscita dagli uffici giudiziari. Sono consapevole di cosa ciò significhi ad esempio per notizie di reato piccole ma importanti per le comunità locali. Questo mi preoccupa anche perché rischia di alimentare il sistema carsico di circolazione delle notizie. Dovremo individuare qualche forma seriale di autorizzazione, altrimenti il sistema rischia di saltare. O si paralizzano gli uffici dei procuratori o spariscono le notizie». È un percorso accidentato che impone per il momento una difficile navigazione a vista. Un primo documento orientativo è stato emanato l’8 aprile 2022 dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione Giovanni Salvi. Tutti concordano che servono modifiche e ulteriori chiarimenti procedurali. Strata: «La legge dovrà subire aggiustamenti almeno a livello interpretativo. Lo stesso Salvi invita a grande prudenza. La voce degli avvocati deve poter continuare a farsi sentire per riequilibrare le posizioni. Per noi resta fondamentale la salvaguardia della persona. Non deve più esserci il mostro sbattuto in prima pagina e giudicato in anticipo con danni irreparabili alla reputazione e alla vita privata e professionale per poi non trovare adeguata riabilitazione al momento della sentenza definitiva, che giunge magari dopo anni e trova poco spazio sui media specie in caso di assoluzione». È una situazione in cui entrano in gioco diversi fattori e anche la crescente fragilità del sistema dell’informazione in Italia. Tallia: «L’impoverimento delle fonti e il diminuito accesso alle notizie si scontra con un panorama di redazioni sempre più sguarnite e impoverite. Una situazione rende più difficile quel giornalismo investigativo che richiede di lavorare per settimane sulle tracce di una notizia. Il tutto con i conseguenti problemi di tenuta sul diritto dell’opinione pubblica ad essere informata». Difficile anche la strada di ovviare al problema istituendo – come ha suggerito il vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Ezio Ercole – un ufficio stampa presso gli uffici giudiziari formato da giornalisti specializzati. Favorevoli gli avvocati, decisamente contrari i magistrati. Saluzzo: «Non vedo come potrebbero sostituirsi a noi nello scrivere i comunicati».

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